L’archivio per la storia dell’arte

L’archivio per la storia dell’arte

Da qualche giorno la stampa ha portato all'attenzione generale la decisione della neodirettrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Renata Cristina Mazzantini, di restituire i fondi archivistici e le opere depositate in comodato presso la sua istituzione a causa dei lavori di ristrutturazione per la riqualificazione dei livelli interrati e seminterrati della sede di Viale delle Belle Arti.

Pur non entrando nel merito delle giustificazioni tecniche e giuridiche alla base di questa scelta, destano molta preoccupazione le dichiarazioni che la Direttrice ha rilasciato il 30 maggio alla rivista online Artribune.

Contattata per rispondere alle dichiarazioni di Annarosa Buttarelli relativamente all'appello lanciato al Ministero della Cultura per il salvataggio del Fondo di Carla Lonzi, Renata Cristina Mazzantini ha dichiarato: "Al mio arrivo mi sono ritrovata la galleria usata come un deposito di cose altrui, con l'assicurazione da pagare, tutto con i soldi dei contribuenti, e la responsabilità di seguire o trasportare altrove i materiali mentre ero impegnata a stilare la programmazione. I musei non devono essere depositi di archivi o quadri di terzi,specialmente se questi non sono esposti, e io preferisco destinare i finanziamenti ai beni dello Stato. Sono un funzionario pubblico." Nel testo della direzione, condiviso con l'Ufficio Stampa del Ministero della Cultura (MiC) e citato nell'articolo a firma di Carlo Alberto Bucci su "Repubblica" (30 maggio 2024), si legge inoltre: "Questa decisione è stata presa per non far assumere alla Galleria Nazionale la responsabilità di dover trasferire e custodire beni privati altrove durante il periodo dei lavori, con costi a carico dello Stato, e comunque per ridurre anche in futuro il carico d'incendio che graverebbe sui locali destinati a magazzino, già stracolmi. Al di là delle problematiche inerenti la sicurezza, vi sono anche ragioni economiche che motivano la decisione di restituire i fondi e le opere di proprietà privata: le opere e i fondi che non sono di proprietà pubblica non sono coperti dalla garanzia di Stato, pertanto occorre assicurarli tramite onerose polizze assicurative da stipulare a spese della Galleria e quindi del contribuente".

La comunità delle storiche e degli storici dell'arte esprime il suo profondo dissenso rispetto a queste affermazioni che opponendo artificiosamente beni "pubblici" e "privati" e trattando la materia su basi meramente regolamentari e ragionieristiche, ignorano significati e ragioni dietro l'acquisizione di nuovi fondi archivistici e la grande importanza che questi ultimi rivestono per il museo, il suo personale scientifico, gli studiosi, gli studenti e il pubblico tutto.

Vale la pena di rammentare a questo proposito che secondo la definizione elaborata dall'International Council of Museums (ICOM), il museo "è un'istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l'educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze". Proprio alla luce di queste finalità, e in questo affiancando e integrando la funzione svolta dagli Archivi di Stato, il museo deve oggi estendere i suoi compiti oltre la tradizionale opera di conservazione ed esposizione delle opere d'arte, promuovendo la ricerca storico-artistica e acquisendo fondi archivistici il cui studio getta nuova luce sull'arte italiana del Novecento.

Come fanno da decenni i maggiori musei del mondo, le principali istituzioni italiane nel campo dell'arte moderna e contemporanea – tra le quali, per citare alcuni esempi, il Castello di Rivoli, il MART di Rovereto, il MAXXI di Roma, il Centro Pecci di Prato – hanno da tempo compreso la necessità di una lungimirante politica di acquisizioni di archivi di artisti, gallerie, studiosi, promuovendone la conoscenza in quanto parti integranti della loro missione culturale. Invertendo una tendenza che nei decenni scorsi ha provocato l'esodo dall'Italia di insiemi archivistici e documentari di inestimabile valore – da quelli sul futurismo o sull'architettura radicale a quelli appartenenti a figure di primissimo piano della vicenda culturale italiana del XX secolo –, queste istituzioni hanno saggiamente scelto di valorizzare l'archivio come elemento essenziale delle rispettive politiche museali, creando percorsi espositivi ad hoc e alimentando mostre e pubblicazioni.

Il comodato, che la direttrice Mazzantini sembra quasi ritenere una forma di indebita intrusione nel patrimonio del museo da lei diretto, è invece uno strumento largamente utilizzato per garantire la fruibilità pubblica di opere e documenti altrimenti inaccessibili e la cui stessa conservazione materiale non è spesso assicurata. Non va inoltre dimenticato che il comodato è uno strumento indispensabile quando un'acquisizione per vie ordinarie, tramite acquisto o donazione, risulta difficoltosa o inattuabile a causa dei vincoli esistenti e della esiguità delle risorse generali a disposizione delle istituzioni museali. Molti se non tutti i comodati si trasformano a termine in donazioni, con una positiva ricaduta in termini di prestigio e visibilità per le istituzioni che le hanno accettate.

Alla luce di queste argomentazioni, la Consulta nazionale degli storici dell'arte chiede alla direttrice Mazzantini un confronto pubblico sul ruolo e l'importanza degli archivi nella definizione della missione pubblica del museo e al Ministero della Cultura di mettere a disposizione della GNAM le risorse necessarie a garantire le misure d'intervento urgente e di messa in sicurezza dell'edificio inclusa la conservazione degli archivi dati in comodato.

C.U.N.S.T.A.
Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell'Arte
Piazza San Marco, 49 | 00186 - Roma


Foto: dal fondo in comodato alla Gnam




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