Il 20 ottobre abbiamo presentato al Palazzo delle Esposizioni di Roma il progetto per una Fondazione Scuola di Alta Formazione per Donne di Governo, nella quale si aprirà anche una laboratorio permanente di lettura delle esperienze di governo, anche non istituzionale, in cui le donne mettono alla prova la loro differenza.
Una delle domande più interessanti in questo contesto è quella che dà il titolo a questo post. Ecco una risposta scritta da Luana Zanella, (co-presidente del comitato promotore della scuola) ricavata dalla sua lettura dell'attuale esperienza della sindaca di Barcellona Ada Colau: “Ada Colau è stata eletta sindaca di Barcellona in base a una legge elettorale che consente di governare il comune anche in assenza di una maggioranza in consiglio comunale. La vittoria della lista Barcelona en Comù guidata da Colau è stata travolgente, aldilà di ogni aspettativa, ma sono solo 11 le consigliere e consiglieri sul totale di 41 su cui la sindaca può contare. Una minoranza appunto. Inoltre Barcelona en Comù non è certo un partito. Nasce come piattaforma civica che ha coinvolto nelle scelte delle candidature e nella stesura dei programmi migliaia di persone e a cui si sono unite forze politiche strutturate come Equo, Esquerra Unida, Iniciativa per Catalunya y Verds, Podemos, Proces Constituent.
Non è nemmeno una coalizione in senso classico, ma una Confluencia di donne e uomini che si sono messi in gioco, a prescindere dalle differenti appartenenze. Il governo del cambiamento, che Ada Colau dichiara di voler realizzare, si misura fin dall'inizio con uno scenario istituzionale frammentato e instabile.
Sette i partiti rappresentati in Consiglio: 10 sono gli eletti di Convèrgencia (la destra dell'ex sindaco Xavier Trias), 5 di Ciutadans ( partito catalano su posizioni nazionaliste, alleato del Partito Popolare ), 5 di Esquerra Republicana (indipendentista ), 4 solo i socialisti, da 11, 3 i popolari, da 9, 3 i consiglieri della Cup, sinistra indipendentista, che entrano per la prima volta nell'amministrazione. Per l'approvazione del bilancio e delle delibere necessarie per attuare il suo programma di governo dovrà cercare le necessarie alleanze con le forze politiche più vicine, Erc, Cup e i socialisti attraverso un lavoro continuo di mediazione e convincimento.
La sindaca è pienamente consapevole che il suo è un governo che non si appoggia su alcuna forma di potere partitico, con cui semmai è in aperto e profondo conflitto. Forte di relazioni forti e collaudate con donne e uomini con cui condivide la scommessa di rinnovare le forme e le pratiche della democrazia, crede nella necessità di femminilizzare la politica, non solo perché ci siano più donne nei posti decisionali, ma per cambiarne la grammatica, i valori, le priorità, i modi di fare, per mettere al centro dell'azione amministrativa la vita delle persone, le cose che contano, la giustizia.
Non intende rappresentare il suo elettorato, semmai percorrere differenti vie per cooperare e condividere le scelte con la cittadinanza. Parla di empatia. L'unico potere che ci può far rimanere al governo è la forza della gente – continua a ripetere – se la maggioranza delle persone, sia che partecipino ai movimenti, sia che non partecipino, non è convinta che le cose possano cambiare, falliamo! A oltre un anno dall'elezione, la sindaca e la sua giunta registrano un aumento della fiducia e anche a livello internazionale stanno diventando un punto di riferimento molto significativo.
Una pratica esemplare per il laboratorio della Scuola di Alta Formazione per Donne di Governo, perché dimostra che governare con il minimo di potere e il massimo di autorità non solo è possibile, ma è l'unica via per agire una profonda trasformazione.”
Annarosa Buttarelli
Filosofa, Componente Comitato Promotore Scuola per Donne di Governo
http://www.huffingtonpost.it/annarosa-buttarelli/governare-potere-autorita_b_12727314.html