Nei tempi in cui viviamo, scossi da pandemie e da guerre ci saremmo aspettate/i forse contestazioni, sommosse, ribellioni per una sanità che non c’è, per un lavoro che non c’è, per una scuola che non c’è, per un futuro che non c’è, per nuovi rapporti tra donne e uomini, innanzitutto. E invece il profondo degrado del legame sociale ha fatto emergere in superficie una battaglia, spesso violenta, attorno a parole feticcio. Il linguaggio pubblico ha un volto manipolatorio tanto che si è elaborata la formula “epoca del caos cognitivo” per descrivere l’incapacità di distinguere il vero dal falso, le parole che fanno ammalare, le parole che curano. Il giornalismo si trova oggi di fronte a sfide senza precedenti, tra fake news, disinformazione e la pressione delle narrazioni sensazionalistiche.
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