L'Aula del Senato ha respinto l'emendamento della senatrice Maiorino che chiedeva la possibilità di adottare la differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta.
L'emendamento prevedeva che il "Consiglio di presidenza stabilisce i criteri generali affinché nella comunicazione istituzionale e nell'attività dell'amministrazione sia assicurato il rispetto della distinzione di genere nel linguaggio attraverso l'adozione di formule e terminologie che prevedano la presenza di ambedue i generi attraverso le relative distinzioni morfologiche, ovvero evitando l'utilizzo di un unico genere nell'identificazione di funzioni e ruoli, nel rispetto del principio della parità tra uomini e donne". Inoltre le proposte di adeguamento del testo sarebbero passate al vaglio della Giunta per il regolamento. (Ansa, 27 luglio 2022)
Questa è la notizia. Ma questa notizia è anche da considerare come l’ennesimo frutto avvelenato della propaganda del “genere”, e anche come ricaduta del caos che regna nei significati e nel linguaggio. Sono certa che se l’emendamento avesse avuto come oggetto la “differenza sessuale”, cioè la declinazione grammaticale maschile/femminile, tutto sarebbe andato liscio e finalmente il Senato della repubblica si sarebbe allineato al minimo di civiltà richiesto. Ma l’ubriacatura del “genere” ha creato l’emendamento sbagliato perché evoca immediatamente tutta la controversa discussione sull’”identità di genere”. Ovviamente a fare le spese della serie di equivoci linguistici - che aiutano a congelare le iniquità così come stanno – sono sempre e solo le donne. Con la bocciatura dell’emendamento della Maiorino si mantiene il neutro-maschile nel linguaggio istituzionale, mentre perfino i quotidiani più retrogradi fanno la differenza sessuale nella declinazione dei mestieri e delle funzioni.
Torniamo a consigliare di riflettere sulle parole che si usano, specialmente quando si ha la responsabilità di cariche pubbliche. Asterischi, invenzioni grafiche, desinenze impronunciabili fanno parte del filone “differenza di genere” e producono equivoci e vari effetti di rifiuto, come credo sia avvenuto per la ricusazione dell’emendamento.
Annarosa Buttarelli, direttrice scientifica Scuola di Alta Formazione Donne di Governo