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Era a Festivaletteratura quando uscì “Una femminista distratta” che l'avevo obbligata a scrivere. Fra un po' uscirà un altro librino in cui ha voluto che le scrivessi una nota. Non aggiungo altro: sono una di famiglia, più ancora che amica. Le voglio molto bene, per sempre.
Recitano così le parole commosse di Annarosa Buttarelli, direttrice scientifica della Scuola di Alta Formazione Donne di Governo, alla notizia della scomparsa di Laura Lepetit, editrice milanese, storica amica della filosofa.
Avrebbe compiuto 90 anni il prossimo agosto, Laura Petit, nata a Roma e trasferita a Milano a 12 anni.
Ringraziamo la scrittrice Silvana la Spina che ha scritto queste parole:
“Eppure, non ho rimpianti né pentimenti. Ho vissuto da donna e da femminista. Due condizioni che hanno trovato un corretto equilibrio”.
Con queste parole si chiude l'intervista che Antonio Gnoli fece a Laura Lepetit nel febbraio del 2016.
In quell'intervista del resto c'è tutta lei, con la sua aria svagata, il caschetto di capelli bianchi, la parola sempre lucida, puntuale.
Eppure, Laura non è mai stata veramente svagata e nemmeno distratta, anche se poi ha voluto intitolare così il suo unico libro (Autobiografiadi una femminista distratta, Nottetempo editore). Laura semmai è stata una persona decisa, pronta persino a schierarsi, a prendere posizione, a costo di cambiare luoghi, vita, amicizie.
In effetti, nonostante abbia voluto come simbolo della casa editrice, come animale totem diciamo, una tartaruga, la sua natura era selvatica, da gatta abbarbicata malamente a un ramo borghese.
Perché Laura era prima di tutto una signora milanese, anzi una gran signora, che all'improvviso aveva voltato le spalle al suo comodo mondo per infilarsi in quello molto più scomodo e non sempre soddisfacente dei libri.
Prima con Giovanni e Anna Maria Gandini come editrice di Linus, poi fondando una vera e propria casa editrice, La Tartaruga.
Laura Lepetit è stata anche il mio primo editore, in anni in cui pubblicare con lei era diventato quasi di moda e persino cool. E lei mi colpì subito, già al primo incontro. In quello studio a piano terra di via Turati, dove con l'immancabile Rosaria Guacci mi accolse con grazia di altri tempi ma senza smancerie.
Ero stupefatta. Da meridionale, abituate al fasto e all'arroganza, mai avrei immaginato quelle due stanzette, fitte di libri, di donne e di chiacchiere. E diciamolo pure di solidarietà. Cosa che avrei rimpianto quando, passata ad altre case editrici, più titolate e stavolta sì, fastose e imponenti, ma fredde e abbastanza disumane.
Ma il nostro rapporto non si è mai interrotto. Ci legava stima, risate, libri letti e altri ancora da leggere. Ci legava il suo carisma, da gatta selvatica ma anche da gran signora, sempre garbata, sempre elegante, ma anche sferzante.
È stata una femminista Laura? Sì, era anche femminista. Diceva anzi che era stato il femminismo a cambiarle la vita, a darle il senso del sé, specie dopo l'incontro con Carla Accardi, la grande teorica dell'arte, e con Carla Lonzi, agli inizi di Rivolta femminile.
E non c'è da stupirsi nemmeno quello che è venuto dopo. Una casa editrice tutta di donne, ma che donne! E che scoperte per tutti noi. Viginia Woolf, Margaret Atwood, Nadin Gordimer, Ivy Compton- Burnett, Anna Banti e Paola Masino, queste solo alcune. Che magari erano già note, ma che lei porto in giro come uno stendardo.
Strano, vero? Strano che a pochi giorni di distanza se ne vadano due editori eccentrici e inusuali, o dovremmo dire unici? Ossia la tenera e brusca Laura Lepetit e l'erudito, gnostico e irraggiungibile Roberto Calasso.
Coincidenze? Forse. O forse come dice Mallarmè, “Il mondo è fatto per finire in un bel libro”.
Silvana La Spina
Nel 1975, Laura Lepetit decide di fondare una casa editrice dopo che scoprì, con suo grande stupore, che il libro, “Le tre ghinee” di Virginia Woolf non era mai stato tradotto in italiano. Nacque così La Tartaruga. Pubblica così solo libri scritti da donne: attraverso questo lavoro costruisce e conserva un patrimonio di genere, attraverso quel mosaico di romanzi, scritti autobiografici e saggi editi da La Tartaruga. Nel 1975 nasce anche la Libreria delle donne di Milano, alla quale lei e La Tartaruga sono molto legate. Entra poi a far parte anche del Circolo Culturale delle Donne Cicip & Ciciap.
Con La Tartaruga, Laura Lepetit ha segnato una felice eccezione al paradigma che vorrebbe il mestiere dell'editore appannaggio degli uomini. Partendo dalla «ferma convinzione che incontrare il libro giusto al momento giusto fosse un fatto fondamentale e necessario», ha fondato una casa editrice sulla voce delle donne, con l'obiettivo di far conoscere ai lettori solo «libri necessari».
La Tartaruga Edizioni ha pubblicato in trent'anni di lavoro più di 400 titoli. Tra le sue autrici, Virginia Woolf, Gertrude Stein, Barbara Pym e molte altre.
Abbiamo avuto l'occasione di poterla avere nelle Accademie della Maestria Femminile, fedele partecipante degli appuntamenti che abbiamo organizzato questa primavera.
Una delle ultime interviste è stata concessa all'Italian Woolf Project a Febbraio 2021
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